BORGHI,POESIA E BELLEZZA: LA PAESOLOGIA E' TRA NOI E ORA LO SAPPIAMO

BORGHI,POESIA E BELLEZZA: LA PAESOLOGIA E' TRA NOI E ORA LO SAPPIAMO

Nell’Italia che avanza nel pieno del ventunesimo secolo, tra crisi politiche e stagnazione economica emerge uno spaccato del Paese, quasi ottocentesco, che supera le ordinarie categorie Meridione/Settentrione, ricchezza/povertà. Esistono dei luoghi da Nord a Sud dai quali si fugge, si emigra, sono i centri rurali, i villaggi, i paesini, i luoghi dei nonni, lontani dai servizi e dalle infrastrutture che supportano il nostro stile di vita odierno al quale non sappiamo e non possiamo rinunciare.

Il tema dello spopolamento rurale periodicamente entra nel dibattito socio economico (quasi sempre in prossimità di qualche appuntamento elettorale), se ne parla, male e a sproposito e poi via, chiuso nel dimenticatoio. La fotografia, con tinte ovviamente diverse, è simile a quella già vista durante i secoli passati, si abbandonano le terre natie per cercare fortune professionali altrove. Lo spopolamento rurale tocca anche altri Paesi europei come Francia e Spagna, mentre un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato nel 2018 afferma che entro il 2050 i due terzi della popolazione mondiale vivrà nelle aree urbane.

Un fenomeno che non tende ad arrestarsi, lasciando dietro di se notevoli risvolti sociali ed economici. In Italia sono molti, forse troppi quei luoghi destinati alla desertificazione demografica e sociale, gli ormai tristemente noti paesi che muoiono. C’è chi però non si è arreso all’idea di consegnare alla storia una parte importante del patrimonio rurale e sociale dell’Italia che fu e che non potrà essere ancora. Un approccio filosofico, quasi scientifico, senza dubbio originale, è arrivato da Franco Arminio, poeta, scrittore, curatore del blog Comunità Provvisorie e “padre” della Paesologia, un modo nuovo di vivere e raccontare attraverso la poesia luoghi e scenari. Pensare e ripensare i territori guardandoli con occhi diversi, è questo uno dei paradigmi alla base della Paesologia, appropriarsi di scenari e caricarli di significato.

Sul blog la Casa della Paesologia si legge: “La paesologia è un modo di usare la paura. Siamo animali spaventati. Se non lo siamo significa che abbiamo cristallizzato qualcosa, significa che abbiamo mineralizzato una parte della nostra anima e del nostro corpo. Il sangue che scorre è spavento, il cuore che batte è un urlo. (…) La paesologia nasce quando i paesi stanno finendo. In questo finire apparente si aprono fessure che danno emozione. (…) La paesologia non misura niente, è uno sbandamento percettivo. Dallo sguardo sul proprio corpo allo sguardo sul corpo del paese e del paesaggio. Disciplina lievemente immatura, sempre un poco acquatica, mai ferma, mai definita nei suoi contorni. (…) La paesologia ha capito che i luoghi sono importanti. Bisogna guardare quello che ci facciamo coi luoghi, bisogna saperci fare coi luoghi. Non può essere solo una faccenda di urbanisti o di sociologi. (…) La paesologia ha molto a che vedere con la morte, anche se non la vede. (…) La paesologia non ha opinioni e quando le ha non è il caso di farci caso. (…) La paesologia crede a Dio, alla morte, alla poesia più che all’attualità. (…) La paesologia immagina che due sono le cose primarie: il proprio corpo e il mondo esterno, tutto il mondo esterno, dalle foglie alle macchine parcheggiate. (…) La paesologia sospetta che il tessuto del mondo non è l’amore e non è neppure l’odio. Non c’è un tessuto del mondo da scoprire, non c’è un buco da cui vedere il cielo.

Il buco se mai bisogna farlo per terra, verso le tane delle formiche, le radici degli alberi (fonte: https://casadellapaesologia.wordpress.com).”

 

In foto: Piazza della Rocca presso Ornaro Alto (RI)