Sono trascorsi quarantacinque anni da quel 9 Maggio del 1978, quando in via Caetani venne fatta ritrovare dalle Brigate Rosse la Renault 4 con all’interno il cadavere dell’Onorevole Aldo Moro. Con la recente pubblicazione “Aldo Moro, una verità compromessa” Michel Emi Maritato criminologo e scrittore, apre una nuova finestra sul Caso Moro, allargando lo sguardo ad altri episodi oscuri della nostra storia. Il periodo buio della Strategia della Tensione e degli Anni di Piombo sembra oggi lontano ma ancora non sono chiusi i conti con quella guerra ibrida a bassa intensità che si è combattuta nel nostro Paese. Dai fatti di Portella della Ginestra alla stagione stragista dei primi anni ’90, troppi aspetti sono da chiarire e troppi sono ancora i fili che legano vicende, episodi e personaggi.
Michel, faremo mai i conti con il nostro passato recente?
La nostra classe dirigente attuale non ha una cultura adeguata per comprendere i meccanismi che ci hanno portato alla costruzione dell’Italia della Prima Repubblica. Fare i conti con la storia è complicato se non si posseggono gli strumenti adeguati per comprenderla ed analizzarla fino in fondo. La differenza tra i protagonisti di questa stagione politica e quella risiede proprio nella caratura morale, culturale, etica e sociale di quegli attori.
La letteratura e non solo, è ricca di spunti sul Caso Moro, perché hai ritenuto utile affrontare un tema così delicato?
La verità che intendo raccontare nel mio libro non è stata ancora adeguatamente affrontata, senza entrare troppo nel merito, aggiungo solo un piccolo particolare: il destino del Presidente Moro era segnato già da diversi anni, su questo aspetto non ci si è mai soffermati abbastanza.
La tua precedente pubblicazione “Pasolini, la fine del diverso” indaga un altro mistero italiano e di misteri la nostra storia è drammaticamente piena, a tuo avviso, c’è un minimo comun denominatore che collega nel tempo i due tragici episodi?
Assolutamente, nei fatti lo ha dimostrato anche il Presidente della Commissione Antimafia On. Morra. Dopo la pubblicazione del testo “Pasolini, la fine del diverso” ha ritenuto opportuno riaprire il dossier Pasolini e il dossier Moro collegando le vicende, poiché l’ombra di un mandante comune sembra ormai fin troppo evidente.
Cosa emerge di nuovo dal tuo libro, quale potrebbe essere una nuova chiave di lettura del Caso Moro?
Un aspetto verosimilmente nuovo che ho cercato di trattare nel libro è legato anche alla figura di J.F. Kennedy che come Aldo Moro denunciava il sistema del debito pubblico attraverso l’abolizione della Zecca dello Stato e la creazione delle Banche Centrali (private) le quali basano l’emissione della moneta sul sistema di politica monetaria noto come Modern Money Mechanics.
Molti storici e molti studiosi sicuramente più illustri del sottoscritto, con i quali concorda, sostengono che in Italia dal 1945 è stata combattuta una guerra ibrida a bassa intensità con l’obiettivo di conservare un precario equilibrio tra i molteplici interessi internazionali. Qual è il tuo punto di vista in merito?
L’Italia dal secondo dopo guerra, paga l’influenza degli USA e della Gran Bretagna, negli anni ci sono state ingerenze più o meno evidenti che hanno ridotto la nostra nazione ad un Paese satellite.
Dove possiamo trovare le tue pubblicazioni?
Potete trovare i miei libri in tutte le librerie d’Italia ma anche Usa e Canada, inoltre nei cataloghi online ISBN, IBF ed Apple Store.
Ringraziandoti e salutandoti ti chiedo qualche anticipazione per i progetti futuri.
Tra non molto uscirà il terzo capitolo della trilogia, “Il petrolio secondo Mattei”. Enrico Mattei, la prima dipartita eccellente che lega tutti gli altri misteri e chiude per il momento questa mia amplia riflessione. Purtroppo non siamo e non saremo ancora per tanto tempo vicini alla verità.